La notizia dell'arresto e del sequestro dei beni dell'imprenditore Roberto Squecco da parte della Squadra Mobile e della DDA di Salerno, sequestro avvenuto per la prima volta tramite l'attivazione della procedura prevista dal Regolamento UE 2018/1805, sta facendo vivere alla "città dei templi", Capaccio-Paestum, patrimonio mondiale dell'umanità, la pagina più brutta della sua storia. La pagina più triste perché la vicenda dell'imprenditore Squecco, condannato in Cassazione nel 2017 per tentata estorsione a delinquere e per il reato di partecipazione ad associazione di tipo mafioso, si ripercuote sull'assetto politico- istituzionale della città.  È finita, infatti, ai domiciliari Stefania Nobili, capogruppo della maggioranza del sindaco Franco Alfieri, nonché moglie di Roberto Squecco, per intestazione fittizia di beni e per riciclaggio di danaro.

Nel mirino anche un assessore della giunta Alfieri, Gianfranco Masiello, in quanto sembra che possieda o abbia posseduto quote di partecipazione azionaria di una società oggetto del suddetto sequestro. Sia la Nobili che Masiello risultano i candidati consiglieri più votati e lo stesso Roberto Squecco nel giugno 2019 festeggiò l'elezione del sindaco Franco Alfieri con un corteo di ambulanze a sirene spiegate. Ora, alla luce dei recenti fatti, mi sembra doveroso richiamare alla nostra attenzione quanto stabilito dal Consiglio di Stato con la sentenza n. 3828/18. Il Consiglio di Stato ha individuato tra le varie ipotesi di collegamento degli amministratori comunali con la criminalità organizzata, i rapporti di affinità, parentela, o semplice frequentazione con soggetti legati anche indirettamente alla criminalità, nonché la presenza di una o più famiglie criminali sul territorio ed ha ribadito che, ai fini dello scioglimento del consiglio comunale, gli elementi probatori non devono essere granitici, non devono costituire il presupposto per l'esercizio dell'azione penale, in quanto si tratta di un istituto di prevenzione e bastano anche semplici avvisaglie di inquinamento dell'ente. Non è neppure necessario provare, difatti, l'effettiva tutela di interessi criminali da parte degli amministratori. Attendiamo, a questo punto, che il Prefetto di Salerno valuti concretamente la possibilità di costituire una commissione d'indagine con poteri d'accesso e di accertamento al fine di avviare l'iter per lo scioglimento del consiglio comunale. Ci auguriamo che la magistratura e gli investigatori si spingano ancora più giù, nel basso Cilento, il SISTEMA CILENTO non si ferma a Capaccio, ma sull'intera area cilentana. Si indaghi!

 

Avv. Loredana Gargiulo