Dipendenti e datori di lavoro sono spesso protagonisti di un connubio infelice condito da prepotenze e palesi violazioni delle norme contrattuali. Una realtà ben nota a tutti eppure agli organi competenti le denunce pervenute sono praticamente "zero". Sula fame, sulla disperazione della povera gente terrorizzata di perdere quel poco che ha gente senza scrupoli, imprenditori spesso collusi con la mala politica e la camorra, dettano legge con una spavalderia figlia del forte senso di impunità. E qui il discorso si complica. Corruzione e collusione aumentano esponenzialmente il potere di questi loschi figuri, avvoltoi pronti a cibarsi della miseria altrui, venerando l'unico dio che conoscono, il denaro. Aveva ragione il principe Antonio De Curtis, in arte Totò, i "caporali", come li chiamava lui, sono tutti uguali: stessa faccia, stessa espressione del viso, stesso disprezzo per tutto ciò che non gli serve ad accrescere il proprio prestigio economico. Non c'è spazio per l'umanità né per i sentimenti: se "hai" sei e "puoi", in caso contrario non esisti, un numero da cassare in ogni momento. Le persone oneste, quelle che faticano per mettere insieme pranzo e cena, vengono definite fallite da chi proprio sulle loro difficoltà specula senza ritegno.

Ogni tanto qualcuno viene indagato, rinviato a giudizio, magari condannato: poco importa, tanto una volta fuori ha di che vivere agiatamente per diverse generazioni. E la gente applaude a questi "galantuomini", nella speranza di ottenere qualche briciola caduta dalla loro tavola, ormai completamente schiava dell'apparire...e lontanissima dall'essere. Cos'è la moralità per certa gente? solo un'illusione, roba da "fessi": soldi, maledetti e subito, tanti da potersi permettere macchine fuori serie, case di lusso, monili preziosi  e amanti asservite ai propri capricci. Questa è la verità: amara, cinica, ma pur sempre verità. Non mancano i cittadini che vorrebbero cambiare questo Paese democraticamente: peccato che poi alle urne si voti a suon di spese, soldi e promesse di lavoro ( in molti casi puntualmente inevase). Basta osservare cosa accade in una città come Napoli alle prime gocce di pioggia, non ne parliamo nell'hinterland, per comprendere il livello di precarietà strutturale in cui vegetano comunità ricche di storia e cultura. E' chiaro, se l'intervento strutturale venisse fatto a regola d'arte durerebbe nel tempo a discapito di ditte amiche del "sistema" sempre pronte a mettere inutili toppe su manti stradali da rifare radicalmente. Abbiamo sposato la logica del "si slavi chi può"? E questi sono i risultati...

 

Alfonso Maria Liguori

 

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