Si conta che in Italia siano presenti circa 40.000 unità di GPG (Guardia Giurata Particolare) nate da quella che una volta era comunemente definita figura lavorativa del “metronotte”. Purtroppo, in troppi casi ancora, spesso per negligenza da parte degli istituti di appartenenza, sono completamente all’oscuro della loro figura giuridica. Secondo il parere del Consiglio di Stato 1247/2008 sono dediti ad “…attività che per l’incidenza e la qualità delle prestazioni nonché per l’alto grado di pericolo e di specializzazione operativa erano originariamente riservati alla forza pubblica e sono stati progressivamente affidati o consentiti agli istituti di vigilanza e alle guardie particolari, in virtù di specifiche previsioni normative…”. Per il D.M. 154/09 sono addirittura considerate la “sicurezza sussidiaria”, ovvero possono sostituire nei compiti di sicurezza le forze di polizia, fino a che non siano richieste “pubbliche potestà”. Le guardie giurate sono addette, ai sensi degli art. 133 e 134 TULPS, “alla vigilanza o custodia delle proprietà mobiliari od immobiliari”. Con il D.M. 85/99 erano state aggiunte delle funzioni, relativamente ai controlli di sicurezza affidabili in concessione (ai privati) negli aeroporti, è con il D.M. 154, tuttavia, che i compiti delle G.P.G. si estendono in maniera davvero ampia. La Legge 101 del 6 giugno 2008 ha modificato l’articolo 138 del TULPS e le Guardie Particolari Giurate, al di là del comune orientamento giurisprudenziale precedente, sono, a tutti gli effetti, considerate “incaricati di pubblico servizio”. La qualifica giuridica loro assegnata però rimane lettera morta, in quanto, la stragrande maggioranza, non ha la minima idea di cosa voglia dire e di quali siano i poteri e le limitazioni di questa figura, più che sufficiente per il lavoro da svolgere. Legittima l’aspirazione al ruolo di agenti di Polizia Giudiziaria, di cui sono investite le GPG in troppi casi strettamente legate a ferree normative. In parole povere tante, troppi doveri ma veramente pochi diritti, soprattutto in caso di intervento “armato”. Il problema di fondo è che nonostante la tipologia di lavoro svolto le Guardie Particolari Giurate non rivestono alcuna qualifica di Pubblica Sicurezza. Controverso appare poi il rapporto con le Forze di Polizia alle cui disposizioni le GPG devono attenersi scrupolosamente: ad esempio se un agente di P.S. o di P.G., a qualsiasi titolo, dovesse chiedere ad una G.P.G. di allontanarsi dal luogo di servizio (anche fosse una banca) per un’attività del richiedente, la G.P.G. dovrebbe immediatamente soddisfare la richiesta. La rivoluzione del 2008 sembra ancora non aver fatto breccia nelle G.P.G. di vecchia data, troppo abituate ad un lavoro per nulla professionalizzante, ma comunque ha dato un deciso impulso all’Autorità di Pubblica Sicurezza che sta imponendo step di qualità e professionalità a cui gli istituti (e i loro agenti) si stanno adeguando, che - si spera - porteranno i risultati auspicati. Ci vorrà del tempo, forse un cambio di mentalità e tanta formazione, ma pare siano davvero finiti i tempi della guardia notturna in bicicletta che metteva biglietti, di “avvenuto passaggio”, nelle serrande dei negozi.

 

Alfonso Maria Liguori

 

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