Brigate Rosse, camorra, logge potenti e servizi segreti : rapporti oscuri che per anni hanno fortemente influenzato il vesuviano e buona parte della Campania. Le Br per un periodo hanno mantenuto rapporti di reciproca tolleranza con una mala che non rientrava nella loro sfera idealistico – rivoluzionaria. Dopo anni alcuni ex brigatisti si sono avvicinati al cosiddetto sistema passando di fatto nelle fila del crimine organizzato, con particolare riferimento alla NCO di Raffaele Cutolo e alla cosiddetta Nuova Famiglia. Anni di piombo in cui ci si uccideva a Napoli e nel vesuviano per il controllo del traffico di stupefacenti: un business impressionante capace di muovere cifre ben più grandi di quelle prodotte dal contrabbando di sigarette. In questo marasma particolare rilievo è stato assunto dagli ex padrini della Nuova Famiglia ( collaboratori di giustizia da anni) Carmine Alfieri e Pasquale Galasso. Nello specifico Pasquale Galasso, nativo di Poggiomarino, sarebbe indicato ancora oggi come il principale accusatore di Antonio Gava, leader indiscusso della Democrazia Cristiana e soprannominato “il vice re” per la rilevanza dei ruoli istituzionali ricoperti (eletto presidente della Provincia di Napoli nel 1960, onorevole nel ’72 , nell’80 Ministro per i Rapporti con il Parlamento, 3 volte Ministro delle Poste e Telecomunicazioni, Ministro delle Finanze e 2 volte Ministro dell’Interno). Nel 1993 Galasso dichiarò al presidente della Commissione Antimafia Luciano Violante: “In quel periodo insieme a Carmine Alfieri temevamo che i carabinieri potessero fare irruzione in una della nostre riunioni scatenando un marasma. Nuvoletta ci disse invece di stare tranquilli e che non avremmo avuto alcun problema con le forze dell’ordine e in particolar modo con l’Arma. In più occasioni sia io che Alfieri abbiamo visto, scendendo da Vallesana dove è situata la masseria dei Nuvoletta, qualche auto dei carabinieri appena fuori dell’abitazione dello stesso Nuvoletta. Per noi quella era la dimostrazione che Nuvoletta era ben protetto. Ricordo che Nuvoletta era in stretto rapporto con un politico nazionale di grosso livello”.

Senza esitazione Galasso esortato da Violante a rivelare l’identità del grosso politico rispose: “Il personaggio di cui parlo è Gava. Se ne parlava spesso durante i summit. C’era poi un altro particolare eloquente che testimonia il livello di protezione offerto dal politico a Nuvoletta: a differenza di altre abitazioni di soggetti malavitosi di calibro anche minore, continuamente sottoposte a perquisizione da parte delle forze dell’ordine, quella di Nuvoletta veniva sistematicamente ‘ignorata’ consentendoci in più occasioni di cenare tranquilli all’interno della stessa in compagnia di altri boss”. Parole di fuoco, accuse pesanti come macigni che ancora oggi caratterizzano lo spessore criminale del pentito Pasquale Galasso. Un impero economico il suo costruito su attività illecite e rapporti stretti con personalità del mondo politico istituzionale. L’avvocato Gabriele Gava, nipote del noto politico, chiese a vario titolo un risarcimento allo Stato di 38 milioni di euro: nello specifico 10 milioni per danni all’immagine dell’assistito, 3 milioni e 300mila euro perché lo stesso non aveva potuto svolgere l’attività forense per le vicende giudiziarie che lo avevano ingiustamente coinvolto, 10 milioni per danno morale e infine 15 per danni all’immagine. Oggi ci chiediamo quanto ancora sappia e su quanto taccia per convenienza Pasquale Galasso e soprattutto che fine abbiano fatto i galoppini, i sostenitori e i giovani talenti dell’epoca di Gava. Servizi segreti, poteri paralleli, logge inattaccabili: realtà forse ben note all’ex leader della Nuova Famiglia.

 

Alfonso Maria Liguori

 

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