Quando si parla di “falsa separazione” si intende l’accordo tra i coniugi di procedere alla separazione consensuale anche se gli effetti del matrimonio restano di fatto immutati (specie riguardo la coabitazione).  Spesso ci si separa  per eludere il Fisco,  versare meno imposte o avere agevolazioni fiscali conseguenti all’impoverimento del reddito personale. Un illecito modus operandi perpetrato anche per  sottrarre beni pignorabili ai creditori, intestando proprietà e versando denaro all’altro coniuge (in questo modo si può risultare nullatenente).  La falsa separazione, secondo le attuali normative vigenti,  non è sempre un reato perseguito penalmente. Si tramuta "in"  soltanto se l’intenzione dei coniugi è fraudolenta, ad esempio se finalizzata a percepire assegni e agevolazioni dei quali non si avrebbe diritto e che costituiscono una vera e propria frode ai danni del Fisco e dello Stato. Se l’intento fraudolento viene dimostrato, i coniugi possono essere denunciati e citati in un giudizio penale. Alla pena si aggiunge l’obbligo di restituire le somme evase o indebitamente percepite. Dal punto di vista legale, i rischi della falsa separazione dipendono dall’ intento fraudolento della coppia.

Laddove la separazione fittizia è stata escogitata al fine di sottrarre beni pignorabili ai creditori, questi possono proporre in giudizio l’azione revocatoria, entro 5 anni , e far annullare gli effetti della separazione consensuale; in altre parole si chiede al giudice di ordinare la reintegrazione dei beni sottratti ai creditori nel patrimonio del coniuge debitore, così da procedere con il pignoramento e, se necessario, con l’esecuzione forzata dei beni. Altro caso se lo scopo della falsa separazione è ottenere agevolazioni fiscali delle quali non si avrebbe avuto diritto in regime di matrimonio.  Una coppia che conduce uno stile di vita  ben al di sopra delle possibilità "dichiarate" potrebbe far scattare, magari in seguito a segnalazioni anche anonime,  gli accertamenti della Guardia di finanza e la condanna per “Truffa ai danni dello Stato”. Gli strumenti a disposizione del Fisco sono i più svariati, dai controlli del reddito (in base alle dichiarazioni presentate) agli accertamenti incrociati. Il primo “campanello d’allarme” di una falsa separazione è il cambio di residenza di uno dei congiungi, necessario a giustificare la fine (anche se fittizia) della convivenza. Infatti, salvo ipotesi di estrema povertà o nell’interesse dei figli piccoli, i coniugi separati devono vivere in case diverse. Insomma di tutto e di più pur di ingannare il "grande fratello fiscale", di apparire in una frenetica corsa al consumismo che persegue la duplice finalità di "avere ed ostentare".  

 

Alfonso Maria Liguori

 

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