Lavoro e giovani: basta con i luoghi comuni e le scoperte della domenica. Ormai imperversano anche sui social articoli che riportano dichiarazioni rilasciate da ragazzi esasperati per compensi irrisori  offerti in cambio di turni lavorativi estenuanti. Senza contare la polemica, abilmente strumentalizzata da qualcuno, in merito alla necessità di lavorare anche gratis inizialmente pur di acquisire professionalità nel proprio settore produttivo. Tentiamo allora di fare chiarezza: innanzitutto tempi erano, tempi sono e tempi saranno sul fronte occupazionale, il che vuol dire che chi ha santi in paradiso lavora in modo dignitoso sotto il profilo anche retributivo. E gli altri? Come direbbe il principe Antonio De Curtis, in arte Totò, "si arrangino". D'altronde è ipocrita fingere di non vedere professionisti, sulla carta, formati dopo studi accademici anche decennali, riciclati in ruoli secondari con stupendi ben al di sotto della loro categoria. Ingegneri, commercialisti, informatici pronti a trasformarsi in tutto fare pur di sbarcare il lunario. Le cause sono molteplici: mancanza di "amicizie" o mezzi propri per impiantare la libera professione, attaccamento "genetico" al posto fisso e, perché no, paura di confrontarsi con una concorrenza sempre più cinica e agguerrita. Analizziamo poi la questione di quelli che vincono concorsi pubblici rifiutando poi i rispettivi incarichi: notizie sbandierate da pezzi scandalistici che omettono un particolare rilevante.  Nella stragrande maggioranza dei casi le sedi di lavoro sono lontanissime dai luoghi di residenza del soggetto che, in pratica, se volesse entrare in servizio, complice il caro vita soprattutto nel nord Italia, dovrebbe chiedere aiuto economico alla famiglia (quando ovviamente è possibile).

Della serie: lavorare per non riuscire nemmeno a pagare le spese di mantenimento "fisiologiche". In questo marasma imperversano truffaldini e furbetti della partita iva, finti imprenditori in grado di vivere a "leasing" cambiando continuamente identità fiscale e finendo con il non pagare nessuno. Ci riferiamo alla categoria di quelli che reputano falliti onesti lavoratori impegnati anche dodici ore al giorno per stipendi di poco più di mille euro. Questi i pensieri ricorrenti di questi galantuomini:" Chi è buono si salva da sé...Lo Stato è il primo ladro e noi dovremmo subire? ... Come fai fai ( rubando, imbrogliando, etc.) l'importante è raggiungere un buon tenore di vita". E no, sarebbe troppo facile: chi fa carriera o accumula beni frodando e depredando resta un ladro, in napoletano diremmo "un mariuolo", essere da disprezzare che provoca nausea in ogni onesto componente della società civile. Di  conseguenza gli agi e i lusso che concede ai familiari sono frutto dell'azione di un "mariuolo" e nulla di  più. Se solo l' "essere" non avesse lasciato il posto all' "apparire" comprenderemmo a fondo questa incontestabile realtà.  In conclusione: abbiamo almeno il buon senso, il pudore, di tacere invece di scadere, troppo spesso, in considerazioni e giudizi che faremmo molto meglio a tenere per noi. 

 

Alfonso Maria Liguori

 

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