Ogni donna ha il diritto di rifarsi una vita: bello slogan ma la realtà è spesso diversa.  Blatera tanto di diritti questa pazza e contraddittoria società votata solo al consumismo esasperato ma dal passare alle parole ai fatti ce ne vuole. Sempre pronti a puntare il dito contro i più deboli gli "oligarchi", che rappresentano spesso la feccia di ogni comunità, trattano con disprezzo donne ree solo di non adottare stili di vita stereotipati, in linea con l'ipocrisia borghese che caratterizza da troppo tempo il vissuto di Paesi come l'Italia. Ad una donna non viene perdonato di essere separata, con figli,  di aver tentato di ricominciare magari in realtà geografiche lontane da quelle originarie. Pronta la gogna sociale supportata dai social, strumenti a mezzo dei quali gettare fango sulla vittima di turno con inumana cattiveria. Non esageriamo: qui si prova piacere nel guardare una persona soffrire, sopraffatta dalle difficoltà esistenziali, sola con figli da crescere e circondata da contesti ostili. La prova inconfutabile dell'infimo livello raggiunto sotto il piano filantropico da contesti urbani che disonorano, con il proprio modus operandi, la tradizione storica che li contraddistingue. Le meretrici, quelle da salotto economicamente indipendenti e con tanto di marito mecenate nonché "cornuto contento", si concedono il lusso di etichettare con termini dispregiativi donne a cui la vita ha riservato sgradevoli sorprese identificando nelle stesse il vero cancro della società. Queste pessime, un giorno sicuramente chiamate a dare conto da un'Entità superiore, rappresentano con la loro stessa esistenza un'offesa per ogni essere umano onesto, di sani principi e soprattutto amante della meritocrazia. Loro, le signore con la "s" minuscola, non hanno bisogno di particolare curriculum: la carriera la costruiscono ad "apertura di gambe", frequentando palestre e farm per tenersi sempre in tiro ed abbindolare il "pollo" di turno.

Campionesse di "letto", professioniste della prestazione sessuale diffondono il loro insano credo tra le giovanissime creando generazioni di oche giulive votate esclusivamente all'apparire e per nulla interessate all'essere. Addio cultura, inutili e per falliti materie umanistiche, storia, filosofia: avanti tutta con intrallazzi, truffe, corruzioni, tutto quello che possa favorire un benessere economico che non deve mancare mai. Altrimenti come guardare poi gli altri dall'alto in basso, come umiliare la gente con particolare riferimento a chi madre di figli e sola fatica vistosamente a sbarcare il lunario. Dovremmo su un tema del genere compiere tutti attento esame di coscienza, interrogarci sul mondo che stiamo lasciando ai nostri figli, sulle difficoltà che dovranno affrontare a casa della scelleratezza delle nostre azioni sul piano morale, economico, politico. Siamo veramente prossimi al punto di non ritorno eppure andiamo avanti con disarmante incoscienza. Tendiamo una mano a chi ne ha bisogno, smettiamola di definire "sante/i" solo nostri congiunti, con particolare riferimento a mogli/mariti - compagni/compagne: siamo tutti esseri umani e come tali caratterizzati da debolezze e difetti, sicuramente superiori ai pregi. Soprattutto non siamo eterni, rammentiamolo sempre. In merito S. Agostino diceva:" Non sei che un ospite: passi, e vedi" (Hospes es: transis et vides).

 

Alfonso Maria Liguori