Problemi sul fronte sicurezza nell'area orientale di Napoli: palese l'assenza delle istituzioni. All'imbrunire Corso San Giovanni a Teduccio e l'intera zona orientale si trasformano in terra di nessuno con balordi a bordo di potenti scooter e moto che sfrecciano senza casco per le strade infastidendo, in alcuni casi, le auto in transito. Si tratta, da alcune indiscrezioni raccolte, di giovanissimi vicini a potenti clan della zona o figli di noti pregiudicati affiliati al "sistema". Tanto inutili quanto prevedibili i periodici blitz delle forze di polizia all'interno di un perimetro urbano dove nella maggioranza dei casi incrociare una pattuglia dei carabinieri o una volante della polizia è impresa veramente ardua. Paradossale, se si considera l'alto numero di reati commessi in uno dei punti maggiormente a rischio, sotto il profilo criminale, di Napoli.  In casermoni enormi, bare di cemento, sono state ammassate per anni famiglie di camorra con relativi fiancheggiatori: un dato che ha facilitato la ramificazione del crimine organizzato in contesti dove l'alfabetizzazione è ancora insufficiente, dove si ricorre al ras del quartiere per riavere un motorino o un'auto rubata riponendo fiducia pari allo zero nelle forze dell'ordine. Un dato gravissimo che tuttavia viene recepito dalla stragrande maggioranza dei cittadini quale "normale amministrazione". Lo Stato non è in grado di trovare occupazione, soprattutto ai giovani, di garantire la pubblica sicurezza: perché allora, si chiedono in tanti, non bussare alla porta dell'amico, del vicino, in cerca di una giustizia che nel mondo della legalità è ormai chimera.

In balia degli eventi e di balordi senza scrupoli persone oneste ree solo di tornare a casa dal lavoro, dalla scuola o dalle normali attività quotidiane. Per uno sguardo di troppo si può rischiare la vita: il giovane delinquente deve "prendere punti", varcare le porte del carcere per reati che esaltino ferocia e determinazione criminale. Una sorta di master da conseguire tra la strada e le case circondariali sotto gli applausi scroscianti di chi, della stessa risma, è pronto a gridare "è un bravo ragazzo...". Un "bravo ragazzo" ( fatta eccezione per la definizione di giovani affiliati a Cosa Nostra anni addietro negli Stati Uniti) non gira con il coltello o la pistola, non ruba, non vende droga o compie rapine. Definire un individuo del genere "bravo ragazzo" equivale ad offendere la dignità e i sacrifici di chi sgobba giorno dopo giorno una vita intera rimanendo nella legalità. Una puntualizzazione doverosa dopo le panzane, in merito, scritte sui social o pubblicate online da qualche giornale forse legato a "culture alternative". La camorra, quella vera, è ovunque: nei palazzi "in", tra i professionisti, negli ambienti clericali ed è governata ad alto livello da oligarchie vicine ad ambienti massonici.

D'altronde solo certa gente può permettersi certi lussi, elargire offerte ad appannaggio di cattivi ministri di Dio.  Senza generalizzare, non è nostro costume, nel pieno rispetto di chi spende la propria esistenza all'ombra della Croce in favore del prossimo, ci siamo trovati troppo spesso a rimirare alti prelati al seguito di boss della camorra, disonesti imprenditori, corrotti politici. Come non credere allora ad un'intesa profonda che tinge di nero quello che dovrebbe per sua stessa natura brillare d'azzurro. Interventi di bonifica sociale subito: garanzia nei percorsi d'istruzione obbligatoria, centri di sana aggregazione giovanile, possibilità d'impiego per i figli della capitale del Mediterraneo. Fermiamo il processo di "desertificazione", economica e sociale, che sinistro da anni divide l'Italia in "ricchi e poveri" avvicinando pericolosamente il meridione al Nord Africa. 

 

Alfonso Maria Liguori

 

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