Nel corso di questa nostra esistenza ci imbattiamo spesso, nel lavoro come nella vita privata, in situazioni antipatiche, ingiustizie e palesi violazioni di quel principio  chiamato  meritocrazia. La storia avrebbe dovuto insegnarci, anche in merito, qualcosa ma così non è stato. Innanzitutto dobbiamo ancora una volta partire dal concetto base di "essere" e "apparire": c'è chi pur di raggiungere una posizione superiore in ambito produttivo o professionale è pronto a profanare amicizia, lealtà, senso di giustizia dando libero sfogo al proprio smisurato ego. Al contrario per altri individui ciò che conta è l' "essere" a discapito di qualsivoglia condizione esterna possa attentare ad uno status che dovrebbe caratterizzare il nostro vissuto fino all'ultimo respiro. Bombardati continuamente dai mass media, impegnati in una campagna pubblicitaria ininterrotta al consumismo e all'effimero, finiamo con il perdere di vista l'elemento spirituale che dovrebbe elevare esponenzialmente l'essere umano sull'inanimato. Ed ecco che  prevaricazione violenta, bullismo, atteggiamento mafioso, cinismo sociale, diventano costumi abituali per emergere in un oceano di squali contraddistinto da un solo motto :"si salvi chi può". Pettegolezzi, cattiverie, "inciuci" inquinano ogni strato della società con forti ripercussioni sull'humus lavorativo.

Si è sempre pronti a puntare il dito contro qualcuno, con particolare riferimento alle donne: il gentil sesso, nella stragrande maggioranza dei casi, non gode di alcuna attenuante salvo si parli di madri, mogli, compagne o sorelle. La situazione peggiora quando l'esponente del gentil sesso è dotata di carisma, fascino, simpatia tali da renderla inaccessibile a chi vive ostaggio delle proprie frustrazioni, dei propri complessi. Allora si scatena la calunnia, anche mediatica, si è pronti a mettere alla gogna la malcapitata di turno pur di non ammettere le proprie limitazioni. Niente di più meschino, miserabile ma sempre attuale. Come respingere certi squallidi attacchi? Con l'indifferenza, il sorriso disarmante, la consapevolezza di essere padroni del proprio destino. Tentiamo allora di essere più leali, veri, solari: lasceremo un ricordo migliore a chi verrà dopo di noi, un esempio positivo per chi, come direbbe il Foscolo, facendo visita al nostro sepolcro potrà trarre energia positiva dal ricordo della condotta che abbiamo tenuto in vita. 

 

Alfonso Maria Liguori

 

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