"Non possiamo e non dobbiamo arrenderci nei confronti di chi vuole privare la cittadinanza un servizio essenziale come il pronto soccorso. Siamo stanchi si promesse da marinaio: non si specula sulla salute delle persone. Boscotrecase merita rispetto da parte delle istituzioni tutte: la riapertura del pronto soccorso deve avvenire in tempi rapidi: è già una vergogna essere ancora qui a discutere di una questione che non sarebbe mai dovuta nascere in una società civile! Quindi tutti in piazza sabato 26 novembre alle ore 10 in Piazza E. Cesaro  a manifestare civilmente per la giustizia sociale che non può astenersi dal tutelare essenzialmente la sanità pubblica". Come nel suo stile Carmela Sermino è diretta e concreta nelle sue affermazioni: una donna forte, sempre in prima linea contro ogni forma di prevaricazione violenta. Carmela Sermino è  la vedova del carrozziere oplontino ucciso da un proiettile vagante la sera del 31 dicembre 2007 (ad oggi resta sconosciuto il responsabile) mentre si trovava seduto a tavola di casa sua per festeggiare il capodanno in famiglia a Torre Annunziata.

Sermino non si è mai risparmiata nel perseguire la verità e la giustizia in nome non solo di suo marito Peppe ma di tutte le vittime innocenti di camorra. Allo stesso modo ha sempre guardato ai giovani e al modus operandi da adottare per contrastare efficacemente lo strapotere del crimine organizzato.  Carmela Sermino rappresenta un modello da emulare per ogni onesto componente della cosiddetta Società Civile: troppo spesso finiamo con l'ignorare determinate realtà nella folle convinzione che non possano mai colpirci direttamente. Nulla di più falso, lontano purtroppo da una quotidianità violenta che non risparmia più nessuno.  Tempo addietro Sermino aveva dichiarato :"Scolarizzazione adeguata, occupazione e attenzione per i giovani : solo così sarà possibile combattere concretamente la camorra in un paese ricco di storia e cultura. Quando parliamo di camorra, di fenomeni mafiosi, affrontiamo argomenti oltremodo complessi : il sistema ha tante forme, si nasconde bene nell’humus comunitario con capacità rigenerative straordinarie.Per non parlare delle ramificazioni abilmente stese da chi vive del pane della camorra in tanti strati della società : ci si trova quindi a fronteggiare un nemico subdolo, dalla capacità offensiva , sotto ogni aspetto, devastante. Ecco perché non possiamo deludere i più giovani, ecco perché proprio dalla politica , dal governo centrale deve partire un concreto impegno che da un lato crei ottimismo nelle nuove leve e dall’altro alimenti la fiamma della speranza in chi da troppi anni subisce questo cancro sociale chiamato camorra. Con le sole chiacchiere non si va da nessuna parte però: i nostri ragazzi hanno bisogno di tornare a credere in modelli di vita sani, basati sul lavoro onesto e sulla speranza di poter restare e investire negli amati luoghi d’origine.”.

 

Alfonso Maria Liguori

 

 

 

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