Frustrazioni e complessi nel mondo del lavoro: parola d'ordine "primeggiare". Sindrome da primo della classe per migliaia di lavoratori che, anche ultra cinquantenni, ancora combattono con il proprio ego per imporre a se stessi una sicurezza che non acquisiranno mai. Chi "è", chi si sente realmente appagato dal proprio status esistenziale, qualunque sia, non ha bisogno di emergere ad ogni costo ricorrendo magari a miserabili espedienti pur di ridimensionare chi opera con lui. Il problema è fondamentalmente riposto in un'errata visione della vita intesa quale cammino perpetuo e non breve passaggio su una quanto meno discutibile superficie chiamata Terra. Ormai anche i bambini hanno imparato, o forse addirittura già nascono indottrinati in tal senso, ad interagire con farse continue, interpretazioni teatrali animate da grandi attori e scarne comparse. Un esercito di megalomani ama circondarsi di mediocri per affermare un'inconsistente superiorità: c'è poi chi, dopo aver truffato il prossimo ed aver violato abilmente la legge, è sempre pronto a puntare il dito su chi definisce fallito, avulso a qualsiasi processo di crescita che ponga lo stesso in uno status di supremazia nei confronti dei "miseri mortali". Un delirio perenne nel quale certi individui si crogiolano: tanti sarebbero pronti a testimoniare di averli sentiti anche citare noti versi del Vangelo, del tipo "in verità in verità ti dico...". Quanto si è lontani dalla realtà, intossicati dall'ebbrezza dell'apparire sempre e comunque a discapito di un essere ormai in via d'estinzione. La vita non aspetta nessuno: dovremmo imparare a perseguire la qualità e non la qualità, completandoci in semplici ma indescrivibili sensazioni: il fascino bello e scomposto di una donna dopo aver fatto l'amore, l'affetto di un amico, il sorriso di un bambino, un'alba attesa davanti ad un falò pensando al significato profondo dell'esistenza.

Tesori che nessun ladro potrà mai portarci via,  petali di una rosa che non conosce decadenza, fulcri sui quali far ruotare un iter vitae che ci avvicini ad un' entità superiore. Non importa come chiamiamo tale incommensurabile energia creatrice o che colore le attribuiamo: l'importante è che sia espressione eccelsa di giustizia, pace, amore nell'accezione più alta del termine. In tal senso dovremmo relazionarci in modo più costruttivo con il sesso: concretizzazione dell'attrazione nei confronti della persona amata, comunione di sensazioni che culminano in un orgasmo che valica gli ordinari schemi della meccanica riproduttiva. Ecco che il lavoro non può e non deve abbrutirci, inaridirci, condurci verso un esilio di sentimenti di cui non potremo più riappropriarci. "Il potere di osservare accuratamente viene comunemente chiamato cinismo da coloro che non lo possiedono": quanto dovremmo riflettere sulle parole di George Bernard Shaw anelando ad un sistema di vita come direbbe il grande Eduardo De Filippo "più quadrato e meno rotondo". 

 

Alfonso Maria Liguori

 

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