Come si supera la frustrazione di aver provato e fallito? Oppure, quanto ci costa dover abbandonare le illusioni su quello che volevamo essere o diventare? Spesso ci diciamo che la fortuna non è stata dalla nostra parte, altre volte invece sappiamo che non abbiamo fatto abbastanza, o che forse l'asticella delle nostre aspettative era obiettivamente troppo alta; e poi, sappiamo che , in Italia ,non sempre ci è concesso fare quello che vorremmo. In tutti i casi è innegabile che l'amaro in bocca rimane per molto tempo, generando una frustrazione che poi, è dura a morire. E' che è difficile ammettere che forse ci siamo sopravvalutati, oppure abbiamo sottovalutato le reali difficoltà di realizzare un progetto. Quando si è giovani, e per fortuna ,si vede il futuro, come una strada larga e libera da dover percorrere correndo , saltellando , convinti che realizzeremo grandi imprese. La vita e la società però mettono paletti ad ostacolo molto alti e dossi lunghi un metro ,che arrestano la corsa. Nei giorni d'oggi, ovunque, sui social, questa o quell' influencer, spot pubblicitari e slogan di chi ce l'ha fatta, esortano i giovani a credere nelle loro aspettative, a desiderarle e a lottare per ottenerle. Ma è davvero solo questione di volontà? Davvero se desideri fortemente qualcosa e lavori e ti impegni con tutte le tue forze per ottenerla ,poi , alla fine ce la fai? Non sempre. E forse, allora, la società dovrebbe dire la verità ai nostri ragazzi. Che non sempre se ami ballare e hai del talento diventerai un ballerino professionista.

E non sempre se hai il dono di dipingere benissimo e ti piace, potrai fare della tua passione una professione, o meglio, puoi anche riuscirci, ma non è detto che ti sostenga economicamente. Bisognerebbe dir loro che anche se sognano cose semplici, come di vincere un concorso e di lavorare nell'amministrazione di un asl o nella segreteria di un università o perfino come impiegato in posta, non è detto che accadrà solo perché lo vogliono fortemente. Perché bisognerebbe dirlo ai nostri ragazzi, che non dipende solo da loro. E quindi bisognerebbe abituarli ad avere un piano B che mantenga vive le passioni, ma che crei anche una base morbida che li protegga ,se cadranno da quella scala troppo alta costruita soltanto di sogni. O il rischio è che si sentiranno dei falliti, sentiranno soltanto la frustrazione di non aver fatto abbastanza, di non essere abbastanza bravi. Sentimenti che li porteranno negli studi di psicologi, se va bene, o se va male in una vita sregolata fatta di eccessi ,o ..nella peggiore , ma purtroppo non rara , ipotesi , in un freddo obitorio. Non bisognerebbe storcere il naso, o pensare che sia pessimismo. E' una realtà italiana, non soltanto del sud, che è viva da moltissimi anni e da altrettanti crea danni. Della colpa della politica non vi sono dubbi, ma anche consentire che, si alimentino speranze dicendo che il successo lavorativo ad esempio, è solo frutto della volontà personale è una colpa grave. Un tempo, ormai svanito, il diritto alla parola era espresso da chi aveva qualcosa di ragionevole e ragionato da dire. 

 

  Marianna Alonzo

 

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