Ipocrisia borghese: antitesi al processo evolutivo di Napoli e della provincia. Affonda sotto il peso di strumentalizzazioni maligne, intrallazzi e accordi sottobanco un territorio che costituiva il cuore della Campania Felix. Città e paesi dalla grande tradizione storico-culturale finiscono con l'essere facili prede di pochi casati, potenti gruppi familiari che ne determinano l'inesorabile impoverimento, soprattutto sotto il profilo umano. Arroganti e saccenti i rappresentanti di questi ceppi eletti divulgano pillole di saggezza che solo loro identificano come tali: in realtà mostrano i muscoli circondati da eserciti di servi sciocchi sempre pronti a raccogliere le briciole cadute dalla tavola dei loro padroni. Si, perché parliamo di padroni nell'accezione più cinica del termine, finti democratici alla continua ricerca di gesti plateali che ne esaltino filantropia e sensibilità sociale. Dietro questa spessa coltre di ipocrisia si celano interessi personali da perseguire ad ogni costo, senza avere nessuno scrupolo per gli altri. Napoli, Portici, Ercolano, Torre del Greco, Torre Annunziata: solo alcune delle aree in cui impera il fanatismo esasperato di facoltosi imprenditori, spesso ignoranti come capre, ma dalle possibilità economiche tali da permettersi di comprare qualsiasi cosa desiderino, in termini sia materiali che istituzionali. Non c'è porta che il denaro non apra, situazione che non accomodi, capriccio che non soddisfi. Squallide amanti e vizi di ogni genere caratterizzando il modus operandi di chi si presenta regolarmente in chiesa la domenica, con moglie e figli, dopo aver commesso nefandezze di ogni genere.

La gente venera chi "ha", non importa come, un dato che favorisce enormemente certi figuri pronti a lucrare sulla fame e sull'impoverimento spirituale di intere generazioni. Si somigliano tutti, hanno gli stessi sorrisi più simili a ghigni, le stesse espressioni idiote di chi trasuda arroganza fingendo di essere sempre pronto a tendere la mano a quanti versano in precarie condizioni esistenziali. Figli, fratelli, nipoti e pronipoti di camorristi, spacciatori, usurai, contrabbandieri oggi popolano le zone "in" di Napoli e della provincia con tanto di "puzza sotto il naso". Dame ingioiellate mostrano tutto il loro sdegno per la pochezza di chi non può permettersi certi lussi dimenticandosi totalmente da dove provengano le loro fortune. Il problema è che se si mantenesse un minimo di dignità nella vita certi scenari sarebbero notevolmente ridotti. Invece calpestando sé stessi ci si vende al migliore offerente pur di ottenere un minimo beneficio che consenta di sentirsi al di sopra della massa. Un'illusione destinata a svanire nel tempo creando replicanti mediocri ed incapaci di provare qualsivoglia sentimento degno di tale appellativo. Altro che voto d'opinione e scelte democratiche da porre in essere per cambiare in meglio il corso della storia contemporanea partenopea e vesuviana: i consensi si vendono al migliore offerente sotto gli occhi di tutti in un modo o nell'altro. Non è un caso che in alcuni paesi le stesse famiglie, con riciclo generazionale, risiedano perennemente nella stanza dei bottoni con tutti "i benefici del caso". Tanto è : ci rattrista l'idea di lasciare un simile scempio a chi verrà dopo di noi quale testimonianza indelebile della nostra incapacità e malafede.

Alfonso Maria Liguori

 

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