Pochi vivono la vita che vorrebbero vivere. Vincono i "semplici". Parliamo di persone per nulla boriose o avvezze al consumismo sfrenato, gente che è soddisfatta di quello che ha e fiera di quello che è. Sembra facile ma il processo introspettivo che conduce all'acquisizione di un simile equilibrio è particolarmente ostico. Innanzitutto occorre costruirsi una corazza contro le continue insidie di una società che presenta come vincenti modelli mediocri, spesso pacchiani, sempre testimonial dell'incommensurabile valore del denaro. Soldi che assumano il ruolo di divinità da venerare, nelle quali credere e per le quali essere pronti a rinnegare gli affetti più cari. Nell'acquario dei potenti nuotano squali di ogni specie, predatori perfetti animati da un unico scopo: divorare la concorrenza ed imporsi quali dominatori degli oceani. Non importa come: l'importante è vincere, sentirsi al di sopra degli altri considerandoli pedine sacrificabili e nulla di più. Professionisti trattati da burattini, persone che hanno dedicato gran parte della propria esistenza alla conoscenza costretti ad elemosinare sostentamento alla tavola di analfabeti funzionali dal grande potere economico frutto di un modus operandi senza scrupoli. Lo Stato dovrebbe tutelare le persone oneste, i cittadini che rispettano le leggi e la sovranità della Repubblica: purtroppo troppo spesso così non è. Intanto il tempo passa e con esso svaniscono sogni e speranze di chi troppo tardi si accorge di essere vissuto in un grande imbroglio fin dalla nascita.

Ci si vende ad ogni livello, questione solo di opportunità e prezzo. Non si tratta di generalizzare ma di osservare la quotidianità, di calarsi con profondo spirito di osservazione nelle assurde dinamiche che penalizzano da sempre il vissuto di chi non appartiene ai "sistemi". Massonico, politico, malavitoso ogni sistema è il prodotto della presunzione, dell'ingordigia e del delirio di onnipotenza di chi lo anima. Individui senza Dio scimmiottano rituali sacri e investiture medievali per soggiogare le masse ed accrescere il proprio potere, infiltrandosi come metastasi in ogni strato della società. La cultura, quella vera, agonizza sotto il peso di un nozionismo ozioso e vuoto quanto lo spessore di chi lo promuove soprattutto tra i giovani con successo. Osserviamo lo stereotipo classico del giovane manager: magro oltremodo o palestrato, frequentatore di solarium e farm, pronto a sfoderare un sorriso beota che nasconde i canini di un lupo sempre in caccia di potenziali vittime. Tuttologi a buon prezzo, filosofi della domenica, sciamani usciti dalle uova di Pasqua, questi "esseri superiori" ipnotizzano migliaia e migliaia di giovani propinandogli il falso miraggio del "tutto per tutti". Si, peccato che tale slogan non corrisponda alla verità e che il "tutto per tutti" si tramuti ben presto per troppi in "ventimila comode rate" che accompagnano il pollo alla tomba soffocandolo di debiti. "Oh la vita potrebbe essere molto interessante, solo che si sapesse e si capisse qualcosa di più (Sigmund Freud)".

 

Alfonso Maria Liguori

 

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